Le padelle: tanta storia in un semplice oggetto



Ci sono oggetti che abbiamo tanto costantemente sott’occhio, e che son diventati tanto scontati per noi, che ormai li consideriamo assolutamente banali e quasi invisibili, e non li consideriamo, attratti da una delle tante novità che ci vengono ormai continuamente presentate a ritmo serrato da una società come la nostra dove la parola d’ordine è “innovare”. Eppure sovente dietro a questi oggetti tanto comuni ci sono decenni, secoli, o addirittura millenni di storia e di evoluzione, e pensare che trenta secoli fa un altro essere umano usava un oggetto quasi uguale a quello che teniamo in mano può dare una nuova angolatura alla storia e all’oggetto in sé. Possiamo chiarire benissimo ciò di cui stiamo parlando con un oggetto che, dai primi esemplari di rame, ha fatto moltissima strada per giungere pressochè identico fino a noi: la comunissima padella da cucina, che oggi si presenta completa di rivestimenti antiaderenti.

Se vogliamo perciò studiare la storia della padella in cui abbiamo cucinato la nostra cena ierisera, e studiare un po’ anche i suoi antenati, dobbiamo essere consapevoli che la prima comparsa storica di una padella è comprovata addirittura nell’antica Mesopotamia, la culla della civiltà – e quindi possiamo dire che si tratta di un oggetto che ha fatto parte della storia dell’uomo proprio dai suoi primissimi albori. E infatti, proseguendo lungo il corso della storia, ecco ricomparire la padella nelle cucine di Atene e Sparta nell’antica Grecia, con il nome di TEGANON e, ci è dato pensare, con dell’ottimo olio greco che vi sfrigola; e ancora, se proviamo a spostarci nelle cucine delle domus Romane, troviamo padelle , con il nome di PATELLA o SARTAGO.

Non si pensi però che la generale ed effettiva affinità della padella moderna con le sue più remote antenate debba essere vista come un’indicatore di mancata evoluzione: per esigenze culinarie o possibilità tecnologiche, sia la forma che I materiali della padella si sono modificati lievemente nel tempo. Prendiamo infatti, come esempio, la padella moderna, che è costruita in alluminio; le sue nonne di inizio secolo erano sovente di ferro o perfino di ghisa, e la sua più lontana antenata, quella mesopotamica, era interamente costruita in rame. Se invece consideriamo la forma, le padelle che conosciamo, con il fondo piatto, sono assai recenti, avendo avuto origine nel diciannovesimo secolo dopo l’invenzione del fornello da cucina, su cui era più facile appoggiare, appunto, padelle piatte; in origine, quando si cucinava ponendo la padella sulle braci, sul fondo della stessa spuntavano tre corte gambette, che rendevano più agevole e saldo l’appoggio nel focolare ed evitavano incidenti domestici.

Ma la modifica relativamente recente che ha conquistato il mercato e semplificato parecchio il lavoro in cucina per tutti, dagli chef a chi vuole semplicemente cucinarsi un uovo, è stata quella della superficie antiaderente, che impedisce al cibo di attaccarsi e bruciare e alleggerisce il carico di lavoro di chi cucina. Originariamente realizzati dalla DuPont nel 1956, in Teflon , un materiale oggi molto discusso per i suoi potenziali effetti tossici, i rivestimenti antiaderenti erano di bassa qualità e durata e tendevano a rovinarsi frequentemente. Si preferisce, ora, creare I rivestimenti delle padelle con altri materiali di simile o maggiore efficacia e miglior sicurezza; un esempio fra tutti, oggi molto di moda, la ceramica.